Astiludio

L’Astiludio

Era il 18 ottobre 1406 quando Giorgio, donzello del capitano Ugolino Guasconi, portò in città la notizia che i fiorentini avevano conquistato la città di Pisa il 9 ottobre; la gioia dei volterrani, allora alleati con Firenze fu tale che a ciascuno dei due messaggeri (uno da parte dei priori delle arti e del vessillifero di giustizia, l’altro a novittoria astiludiome dei capitani di parte guelfa) furono elargite nove braccia di panno scarlattino per la gualdrappa dei loro cavalli, scarpette, calze lunghe, cappucci nuovi e finiture bordate d’oro. Per festeggiare l’avvenimento si realizzarono luminarie e per il pranzo delle autorità, la tavola attraversava tutta la piazza, furono posti a mescita moltissimi barili di vino. “… ma il clou della festa non furono le esibizioni marziali degli armigeri reduci e stanziali, ma un’affollata sbandierata fatta dai giovani per tutta la giornata e per tutta la città al rullo di tamburi con prove di destrezza…lo stesso Comune si fece carico di acquistare cinquantasette aste pro ASTILUDENDO oltre alla cartapecora da cui ricavare targhette dipinte con le armi del comune e da cucire sugli abiti dei giovani che si destreggiavano per le vie della città. Dovevano essere veramente molti e non dovevano essere vestiti di una unica divisa, ma forse si alternavano a gruppi per contrade e per contado.” (M. Bocci – RASSEGNA VOLTERRANA – Feste e luminare volterrane del primo 400. Volterra 1981). ASTILUDIUM viene dal latino medievale (HASTA = bandiera, LUDUS = gioco, festa), da qui il nome odierno di ASTILUDIO per una manifestaastiludio volterrazione nata per far rivivere ai volterrani, ma soprattutto ai numerosi turisti le antiche tradizioni del gioco con la bandiera di cui la Toscana è ricca; una manifestazione a carattere agonistico-coreografico che unisce l’intento di rievocare una antica festa cittadina, con un momento di incontro e di amicizia fra gli sbandieratori volterrani e quelli delle altre città italiane che possono vantare simili tradizioni. La prima domenica di settembre alle ore 15,15 esatte tutte le campane delle contrade suonano contemporaneamente ed è in quel momento che i quattro cortei provenienti da altrettante porte della città medievale si dirigono in piazza per dare vita al torneo. Passeggiando per Volterra la prima domenica di settembre sembra proprio di essere ritornati indietro nel tempo di sei secoli fra soldati e balestrieri, cavalieri e madonne, araldi e vessilliferi, bandiere multicolore che volteggiano accompagnate da rulli di tamburi e squilli di chiarine, in una scenografia veramente unica.


Il Bravìo

Merita senz’altro due parole a parte l’altro grande protagonista dell’ASTILUDIO: il Bravìo, l’artistico piatto di alabastro lavorato e decorato a mano e che costituisce il palio conteso fra le quattro squadre che partecipano alla competizione. Il termine Bravìo, nella sua accezione originale, significa premio unico, indivisibile ma vuole essere qualcosa di più di un premio, un oggetto che sia immediato e chiaro simbolo della città di Volterra e della sua cultura; ovvio ed elementare ricorrere all’alabastro. Il piatto infatti dalla forma originale, progettato dal Prof. Gianfranco Gianfaldoni e tornito da un unico blocco di pietra volterrana da maestri alabastrini, viene decorato ogni anno in maniera differente a seconda delle caratteristiche dell’artista che lo esegue. Numerose sono le tecniche utilizzate che accostano altri materiali alla candida e morbida pietra: dal dipinto all’ottone, dal legno al bucchero, da altre pietre all’oro, tutti con risultati incredibili, così da creare una simbiosi di inestimabile valore.